Lavoro per gli immigrati
L'integrazione nel mercato del lavoro in Italia
Fino alla metà degli anni Novanta, la percentuale degli immigrati in Italia era relativamente bassa nel confronto internazionale. L’immigrazione verso l’Italia è cresciuta rapidamente durante gli ultimi quindici anni. Tale crescita è riconducibile a una persistente domanda di lavoratori stranieri per posti di lavoro poco qualificati e poco remunerati, alla vicinanza delle zone di conflitto e all’allargamento dell’Unione europea alla Romania e la Bulgaria, avvenuto nel 2007. Questo rapporto presenta una visione d’insieme delle competenze e delle qualifiche degli immigrati in Italia, dei loro principali risultati nel mercato del lavoro paragonati a quelli degli altri Paesi a livello internazionale e della loro evoluzione nel tempo, tenendo conto della forte segmentazione del mercato del lavoro italiano e dell’alta percentuale di posti di lavoro informali.
Il rapporto analizza la struttura di riferimento e i principali strumenti d’intervento per l’integrazione. Dedica una particolare attenzione al finanziamento e alla distribuzione delle competenze tra responsabili a livello nazionale e subnazionale. Infine, esamina l’integrazione scolastica e la transizione scuola-lavoro dei figli degli immigrati
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Valutazioni e raccomandazioni
Nel giro di un decennio, gli immigrati in Italia sono diventati una componente signifi cativa della popolazione Insieme alla Spagna, l’Italia è il paese dell’OCSE con la più alta crescita annuale della popolazione immigrata regolare fi n dall’inizio degli anni 2000. La sua posizione al centro del bacino del Mediterraneo e la forte richiesta di lavoro in impieghi poco qualifi cati ha reso l’Italia la destinazione principale per gli immigrati. Tra il 2001 e il 2011, la percentuale di bambini stranieri sul totale della popolazione si è quasi triplicata raggiungendo il 9% della popolazione totale. Gli immigrati sono in gran parte sovra- rappresentati nei gruppi di età più attivi (25-44) e, nel complesso, rappresentano quasi l’11% della popolazione in età lavorativa (15-64 anni). Tale percentuale è più alta rispetto a Grecia e Portogallo, ma rimane inferiore rispetto alla percentuale della maggior parte degli altri Paesi OCSE con livelli di PIL simili.
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