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OECD Multilingual Summaries
Economic Policy Reforms 2014: Going for Growth Interim Report
Riforme di politica economica 2014: Relazione interinale di Going for Growth
Sintesi in italiano
Il quadro di riferimento di Going for Growth (Obiettivo Crescita) si fonda sulle competenze
dell'OCSE in materia di riforme strutturali e di performance economica per fornire
ai responsabili delle politiche economiche raccomandazioni concrete in materia di
riforme volte a incoraggiare la crescita economica. Nel rapporto sono state individuate
cinque priorità programmatiche per ciascun Paese, basate sulla loro capacità di migliorare
i livelli di vita materiale nel lungo termine attraverso un incremento della produttività
e dell'occupazione.
Le priorità di riforma comprendono la regolamentazione dei mercati dei prodotti e
del mercato del lavoro, interventi nel settore dell'istruzione e della formazione,
nei sistemi di tassazione e nei regimi di prestazioni sociali, in materia di regole
al commercio e agli investimenti e politiche a favore dell’l'innovazione. A partire
dal 2005 il rapporto viene pubblicato annualmente per i Paesi membri dell'OCSE e dal
2011 include anche l'esame delle riforme in Brasile, Cina, India, Indonesia, Russia
e Sud Africa (Paesi BRIICS). Le varie edizioni di Going for Growth hanno contribuito
al programma di lavoro ufficiale del G20 volto a realizzare una crescita forte, sostenibile
ed equilibrata.
Il presente rapporto interinale esamina le principali sfide della crescita cui fanno
fronte i Paesi membri dell'OCSE e i principali Paesi non membri e valuta attentamente
i progressi compiuti nel corso degli ultimi due anni nell’attuare le riforme di politica
strutturale per rispondere a tali sfide (Capitolo 1). L’analisi delle suddette sfide
viene condotta tenendo conto delle priorità specifiche di ciascun Paese identificate
nelle precedenti edizioni di Going for Growth. Il rapporto esamina altresì gli effetti
delle riforme sugli obiettivi di politica economica diversi dalla crescita del PIL,
con particolare riferimento al risanamento delle finanze pubbliche, alla riduzione
degli squilibri delle partite correnti e alla diminuzione della disuguaglianza di
reddito.
Il rapporto aggiorna inoltre gli indicatori dell'OCSE sulla regolamentazione dei mercati
dei prodotti (Product Market Regulation, PMR) che misurano l’incidenza delle barriere
alla concorrenza in diversi settori economici quali le industrie di rete (energia,
telecomunicazioni e trasporti), i servizi professionali e la distribuzione al dettaglio
(Capitolo 2). I governi nazionali, le organizzazioni internazionali e gli ambienti
accademici utilizzano in modo sempre più diffuso gli indicatori di PMR.
Principali indicazioni in materia di politica economica
Progressi e sfide delle riforme
La crisi ha indebolito la crescita potenziale di molte economie avanzate mentre alcune
economie emergenti stanno di fatto incontrando ostacoli strutturali. Un ritorno verso
una crescita sana e sostenibile richiede riforme strutturali ambiziose e ampie, includendo
un ampio ventaglio di settori.
I Governi hanno continuato a progredire su molti fronti nonostante la sfida di attuare
riforme in un clima di crescita indebolita. Negli ultimi due anni, il ritmo delle
azioni intraprese nelle aree interessate dalle raccomandazioni dell'OCSE ha in qualche
modo decelerato, ma nell'insieme rimane ben superiore al ritmo osservato prima della
crisi. L'intensità degli interventi di riforma si è mantenuta più elevata nei Paesi
della zona euro esposti alle pressioni dirette dei mercati o sotto programmi di assistenza
finanziaria.
In termini di riforme tese a incrementare la produttività, è stata dedicata una maggiore
attenzione alle azioni volte ad aumentare l'efficienza del settore pubblico, a migliorare
i risultati ottenuti nel campo dell'istruzione e allo snellimento della regolamentazione
sui mercati dei prodotti, mentre le azioni nel campo della tassazione e delle infrastrutture
sono state in qualche modo considerate meno importanti. Per quanto riguarda le riforme
sul mercato del lavoro e delle politiche sociali, gli interventi di riforma sono stati
particolarmente numerosi nelle aree dei sistemi pensionistici, dei programmi di sostegno
ai redditi e alla ricerca di lavoro, nonché in materia di legislazione sulla protezione
del lavoro.
Nonostante, le prospettive economiche abbiano registrato di recente un miglioramento,
i Paesi continuano a fronteggiare difficoltà in diverse aree strutturali. Un certo
numero di Paesi dell'OCSE fa fronte a un rallentamento della crescita della produttività
nonostante investimenti non trascurabili nel capitale basato sulla conoscenza e nell'istruzione
universitaria di buona qualità (Australia, Canada, Nuova Zelanda, Regno Unito e Svizzera).
Nei Paesi emergenti (Brasile, Cina, Cile, Indonesia, India, Messico, Russia, Turchia
e Sud Africa) la necessità di migliorare l'accesso a un'istruzione di qualità, di
risolvere la questione degli ostacoli infrastrutturali fisici e giuridici e, nella
maggior parte dei casi, d'inserire un maggior numero di lavoratori nel settore formale
dell'occupazione, è una delle principali priorità delle politiche pubbliche.
L'elevato e persistente tasso di disoccupazione è una preoccupazione per la maggior
parte dei Paesi europei, in particolare per i Paesi del sud e del centro dell'Europa
che continuano a registrare alti tassi di disoccupazione di lunga durata, anche quando
la disoccupazione media è diminuita dalla crisi. I fattori che contribuiscono alla
disoccupazione, e che variano tra Paesi, comprendono diverse tipologie di barriere
alla creazione di posti di lavoro e alla mobilità dei lavoratori e un sostegno insufficiente
per la ricerca di lavoro e lo sviluppo delle competenze. Nei Paesi del sud dell'Europa,
più colpiti dalla crisi, sarebbero utili riforme dei mercati dei prodotti più energiche
per potenziare l'impatto delle sostanziali riforme del mercato del lavoro attuate
negli ultimi anni.
In alcuni Paesi dell'OCSE che si trovano di fronte a un invecchiamento demografico
particolarmente rapido (Germania, Giappone e Corea), l'inserimento di un maggior numero
di donne nel mercato del lavoro e la garanzia della loro piena integrazione nel suddetto
mercato, resta una delle principali sfide assieme alla necessità di aumentare la produttività
dei servizi.
Nei Paesi in cui la disuguaglianza di reddito è particolarmente marcata, l'azione
sulle priorità di politica economica dovrebbe principalmente contribuire a ridurre
il differenziale dei redditi, anche se tale azione potrebbe richiedere più tempo.
Dall'altro canto, i provvedimenti presi per incoraggiare la crescita nei Paesi che
fanno fronte ai più ampi squilibri delle partite correnti, dovrebbero complessivamente
contribuire in modo limitato al risanamento dei suddetti squilibri.
Progressi compiuti nella riduzione di barriere regolamentari alla concorrenza
La regolamentazione dei mercati dei prodotti è essenziale per il buon funzionamento
delle economie di mercato, in particolare per tutelare l'integrità del mercato ma
anche per conseguire obiettivi ambientali, sanitari e di sicurezza. Tuttavia, in tutte
le aree dei mercati dei prodotti in cui la concorrenza è praticabile, gli assetti
regolamentari dovrebbero contribuire a promuovere la concorrenza e non a inibirla.
Più precisamente, occorre riformare le normative che creano barriere all'ingresso
nel mercato, limitano la capacità concorrenziale delle imprese all'interno del mercato,
riducono gli incentivi dei fornitori per competere o limitano le scelte e le informazioni
disponibili per i consumatori.
Gli indicatori PMR dell'OCSE aggiornati nel 2013 evidenziano che le riforme in questo
campo hanno segnato un rallentamento nel corso degli ultimi cinque anni, una tendenza,
questa, già precedentemente identificata. Eppure, nel corso degli ultimi cinque anni,
numerosi Paesi hanno attuato riforme significative ‑‑ in particolare Grecia, Polonia,
Portogallo e Repubblica Slovacca.
Complessivamente, negli ultimi cinque anni i Paesi esaminati nel rapporto, hanno progredito
in maggior misura nel processo di allentamento delle restrizioni alla vendita delle
partecipazioni statali, nella riduzione dell'impatto dei controlli dei prezzi sulla
concorrenza e nella semplificazione delle procedure per la creazione d'imprese start‑up.
Nello stesso periodo, essi hanno altresì migliorato l'accesso all'informazione sulle
regolamentazioni ed eliminato progressivamente le pratiche discriminatorie nei confronti
dei fornitori esteri.
Le barriere regolamentari alla concorrenza sono ancora difficili da superare in numerosi
settori, sebbene, dalla metà degli anni Novanta, siano stati realizzati sostanziali
progressi per diminuirle. Sia nei Paesi membri dell'OCSE che nei Paesi non membri,
le sfere d'intervento in cui è stato rilevato il maggiore potenziale di miglioramento
sono: la partecipazione statale, la governance delle imprese statali e le barriere
regolamentari all'ingresso nei servizi di rete e professionali.