1887

OECD Multilingual Summaries

Job Creation and Local Economic Development 2018

Summary in Italian

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La pubblicazione è disponibile all’indirizzo:
10.1787/9789264305342-en

Creazione di posti di lavoro e sviluppo economico locale 2018

Sintesi in italiano

Le innovazioni tecnologiche come l’automazione e la digitalizzazione trainano la crescita della produttività, aumentano le entrate, creano nuovi posti di lavoro e contribuiscono pertanto a un migliore tenore di vita. Ma questo nuovo futuro del mondo del lavoro colmerà o aumenterà i divari nella popolazione? Quali lavoratori saranno sostituiti dai robot e dall’intelligenza artificiale? Come i lavoratori possono adattarsi ai cambiamenti e trarre vantaggio dalla tecnologia? E infine, in qual modo questi cambiamenti avvengono in diversi luoghi?

Questo rapporto mostra che la geografia è una dimensione importante per il futuro del lavoro. Il rischio di automazione del lavoro è più elevato in alcune aree rispetto ad altre. I contratti di lavoro atipici, favoriti dalla tecnologia, fanno altresì registrare notevoli differenze all’interno dei Paesi e incidono sulle opportunità di accesso a posti di lavoro di qualità. Le politiche nazionali allineate con le azioni dei governi regionali e locali possono contribuire a promuovere un processo di automazione e di digitalizzazione che migliora la produttività senza compromettere l’inclusione.

L’impatto dell’automazione sui posti di lavoro sarà disomogeneo nelle diverse Regioni dell’OCSE e nelle comunità locali

La distribuzione geografica dei posti di lavoro ad alto rischio di automazione varia di oltre nove volte tra diverse regioni in 21 Paesi dell’OCSE. Sebbene notevoli quote di posti di lavoro esposti al rischio legato all’automazione si riscontrino in tutte le regioni, in alcune di queste la quota di posti di lavoro ad alto rischio di automazione raggiunge quasi il 40% (per esempio, in Slovacchia Occidentale), mentre diminuisce fino a circa il 4% in altre regioni (ad esempio, nella regione che circonda Oslo). Differenze nella quota dei posti di lavoro ad alto rischio di automazione si rilevano all’interno dei singoli Paesi. Tra le regioni che ottengono i migliori e i peggiori risultati in Canada tale quota varia di appena un punto percentuale, mentre in Spagna la differenza tra regioni raggiunge 12 punti percentuali.

La buona notizia è che dal 2011 la maggior parte delle regioni (il 60%) è riuscita a creare un numero superiore di posti di lavoro con un rischio inferiore di automazione rispetto ai posti di lavoro scomparsi nei settori ad alto rischio di automazione. Le regioni con una quota inferiore di posti di lavoro ad alto rischio sono quelle che sono dotate di una manodopera molto qualificata, di un forte settore dei servizi scambiabili e di un alto grado di urbanizzazione. Le regioni che fanno già registrare una bassa crescita della produttività e un elevato tasso di disoccupazione avranno più probabilità di subire ulteriormente le conseguenze dell’automazione, peggiorando pertanto la situazione delle loro trappole di produttività insufficiente. I responsabili delle politiche governative fanno quindi fronte a difficili compromessi tra l’esigenza di promuovere l’automazione per aumentare la produttività e la necessità di gestire le perdite di posti di lavoro dovute all’automazione nel breve e medio termine.

L’impatto disomogeneo dell’automazione tra le diverse regioni potrebbe accrescere le disuguaglianze delle condizioni dell’impiego nelle diverse località. Per far fronte a tale divario le politiche pubbliche dovrebbero esaminare al tempo stesso le competenze dei lavoratori e la riqualificazione delle imprese. I programmi di formazione e riqualificazione possono essere specificamente rivolti a chi ha un lavoro ad alto rischio di automazione, come gli assistenti alla preparazione di alimenti o i camionisti, tra gli altri. Coinvolgere i datori di lavoro nello sviluppare le competenze dei lavoratori è altresì importante per individuare l’insieme di competenze necessarie per il mercato del lavoro locale.

I contratti di lavoro atipici si stanno sviluppando in modo sempre più disomogeneo e precario

I cambiamenti tecnologici nel tipo di lavoro potrebbero anche contribuire ad aumentare i contratti di lavoro temporanei e a tempo parziale nella maggior parte dei Paesi dell’OCSE. Ancora una volta, è necessario che le politiche prendano in considerazione le differenze all’interno del Paese. In Grecia, per esempio, nel periodo 2010‑2016, la quota dei posti di lavoro con contratto atipico è aumentata del 7% in una regione, ma è diminuita dell’11% in un’altra.

Il lavoro temporaneo è più frequente tra le donne, i giovani e i lavoratori poco istruiti, ma anche le caratteristiche dell’economia locale sono decisive. Per i lavoratori poco qualificati la probabilità di essere assunti con un contratto temporaneo è più elevata nelle aree rurali rispetto alle città. Le regioni con un settore commerciabile più limitato tendono ad assumere un maggior numero di lavoratori con contratti temporanei. In altre parole, le regioni che già versano in peggiori condizioni economiche tendono ad avere una maggiore quota di posti di lavoro con forme atipiche di contratto.

Mentre nel complesso la proporzione di lavoratori autonomi è rimasta stabile negli ultimi anni, la quota di lavoratori autonomi senza impiegati continua ad aumentare. Uno dei fattori che contribuiscono a questa situazione è l’aumento del lavoro autonomo a tempo parziale – verificatosi in 25 Paesi dell’OCSE su 31 nel corso dell’ultimo decennio. Le differenze regionali della quota di posti di lavoro nel settore autonomo possono variare di 10 punti percentuali o più in numerosi Paesi. La digitalizzazione dell’economia, in particolare la sua dimensione gig, ha svolto un ruolo in questo caso. Essa ha contribuito a forme precarie del lavoro autonomo con meno o senza copertura previdenziale. Sono importanti le politiche che contrastano le conseguenze negative del lavoro autonomo precario e quelle che migliorano l’ambiente imprenditoriale a livello locale.

Eppure produttività e inclusività possono andare di pari passo

Sebbene la tecnologia tenda ad aumentare la produttività per molti posti di lavoro, alcune categorie di lavoratori potrebbero ritrovarsi sempre più escluse dal mercato del lavoro o intrappolate nella disoccupazione, in posti di lavoro a basso salario o in contratti di lavoro atipici. Politiche per l’integrazione dei gruppi svantaggiati – come i disoccupati di lungo termine, le persone disabili e i migranti – saranno essenziali per la coesione sociale e per fronteggiare le disuguaglianze.

In realtà, nelle diverse regioni dell’OCSE livelli più alti di produttività e tassi di inclusione più elevati tendono ad andare di pari passo. Tuttavia, all’interno dello stesso Paese e a pari livello di produttività alcune regioni sembrano essere più inclusive di altre.

Circa il 30% della popolazione dell’OCSE vive in regioni che dal 2006 sono riuscite a migliorare sia la produttività sia l’inclusione (definita come tasso di partecipazione alla forza lavoro). Tuttavia, circa la metà dei residenti nell’area OCSE vive in regioni in cui la crescita della produttività è stata accompagnata da minore inclusività. Le città europee sono state nell’insieme più efficaci rispetto alle città del continente americano nel riuscire ad aumentare sia la produttività sia l’inclusione. Andamenti analoghi a livello regionale si rilevano quando, per l’elaborazione di un indicatore composito dell’inclusione, si prendono in considerazione una più ampia serie di variabili per i posti di lavoro, le competenze e il reddito.

Molti settori dell’azione governativa, dalle politiche del lavoro a quelle dell’innovazione e dei trasporti, contribuiscono sia alla produttività, sia all’inclusione. L’evidenza rafforza l’importanza, tra le diverse aree d’intervento pubblico, delle risposte elaborate specificamente per le realtà locali. Il rapporto “Creazione di posti di lavoro e sviluppo economico locale 2018” evidenzia che l’inclusione delle comunità vulnerabili e dei gruppi svantaggiati nel mercato del lavoro può essere rafforzata fornendo competenze e formazione prima dell’ingresso nel mondo del lavoro, coinvolgendo il gruppo obiettivo del programma nell’elaborazione e attuazione del programma stesso e integrando questi sforzi in un processo guidato dalla comunità. Nel presente rapporto viene esaminato un esempio degli sforzi dell’azione pubblica a favore delle comunità Indigene.

L’economia sociale può divenire un pilastro complementare per queste politiche, poiché spesso mira all’occupazione delle persone svantaggiate. Sostenere le imprese sociali attraverso migliori assetti regolatori, l’accesso al finanziamento ordinario (incluse le fideiussioni) e misure specificamente elaborate per le imprese fanno parte delle azioni volte a favorire l’economia sociale. Le organizzazioni dell’economia sociale beneficiano ulteriormente del sostegno del settore pubblico attraverso gare d’appalto, sussidi all’occupazione e cicli di finanziamento di più lungo termine.

© OECD

Traduzione a cura della Sezione linguistica italiana.

La riproduzione della presente sintesi è autorizzata sotto riserva della menzione del Copyright OCSE e del titolo della pubblicazione originale.

Le sintesi sono traduzioni di stralci di pubblicazioni dell’OCSE i cui titoli originali sono in francese o in inglese.

OECD

Il testo integrale in lingua inglese è disponibile online sul sito OECD iLibrary!

© OECD (2018), Job Creation and Local Economic Development 2018, OECD Publishing.
doi: 10.1787/9789264305342-en

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