1887

OECD Multilingual Summaries

International Migration Outlook 2017

Summary in Italian

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La pubblicazione è disponibile all’indirizzo:
10.1787/migr_outlook-2017-en

Prospettive delle migrazioni internazionali 2017

Sintesi in italiano

Principali tendenze

Secondo i dati preliminari del 2016, i flussi di migrazione permanente nell’area dell’OCSE sono aumentati per il terzo anno consecutivo. Nel 2016, circa cinque milioni di persone sono emigrate permanentemente nei Paesi dell’OCSE, un livello ben superiore rispetto al precedente picco d’immigrazione, osservato nel 2007 prima della crisi economica.

Nel 2015‑16, la migrazione per motivi umanitari è stata il principale fattore di questo aumento dei flussi migratori, pari a 1,5 milioni di persone tra gennaio 2015 e dicembre 2016. Nel 2015, la migrazione per il ricongiungimento familiare e la libera circolazione all’interno dell’Unione europea hanno rappresentato ciascuna circa un terzo di tutta la migrazione permanente verso l’area dell’OCSE. Nel 2015, i cinque principali Paesi di origine sono stati la Cina, la Siria, la Romania, la Polonia e l’India. Tra i nuovi migranti verso i Paesi dell’OCSE, il 29% proveniva da un altro Paese dell’OCSE.

La migrazione temporanea è altresì aumentata nell’area dell’OCSE. Nel 2015, la mobilità internazionale all’interno delle imprese è aumentata di oltre il 10% e il distacco di lavoratori all’interno dell’Unione europea è aumentato del 3%. L’assunzione internazionale di lavoratori stagionali è aumentata in molti Paesi, soprattutto in Polonia.

Nel 2016, come nel 2015, i Paesi dell’OCSE hanno registrato più di 1,6 milioni di nuove domande di asilo, delle quali circa tre quarti sono state registrate in Paesi europei membri dell’OCSE. Oltre il 20% delle domande di asilo sono state avanzate da Siriani, il 13% da Afgani. Nel 2016 la Germania ha ricevuto 720.000 formali domande di asilo registrando, tra tutti i Paesi OCSE, il più alto numero di domande rispetto alla popolazione (0,9%).

Per rispondere alla crescente domanda di protezione internazionale, molti Paesi dell’OCSE hanno aumentato i loro programmi di reinsediamento. Tuttavia, le condizioni offerte alle persone tutelate da uno statuto che non rientra nella definizione della Convenzione dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (ACNUR) del 1951 sono diventate meno favorevoli in diversi Paesi. Molti Paesi stanno inoltre applicando controlli più severi delle frontiere e verifiche più rigorose degli ingressi e dei soggiorni. Allo stesso tempo, i Paesi dell’OCSE continuano a esaminare e a migliorare le proprie politiche per attirare i lavoratori stranieri, imprenditori e investitori con un alto livello di competenze, offrendo loro un maggior numero di possibilità d’ingresso e migliori condizioni di soggiorno.

Nel 2016, i tassi di occupazione della popolazione migrante nell’area dell’OCSE sono rimasti relativamente stabili al 67,4% ‑‑ un incremento di un punto percentuale rispetto all’anno precedente. I tassi di disoccupazione dei lavoratori stranieri rimangono tuttavia superiori rispetto a quelli dei loro pari nativi, specie in Europa.

In una situazione di crisi dei rifugiati, sono stati compiuti molti sforzi per elaborare politiche intese a facilitare l’integrazione dei rifugiati e dei richiedenti asilo che sono arrivati di recente nel mercato del lavoro. Molti Paesi dell’OCSE hanno diversificato le loro offerte d’integrazione per proporre disposizioni fatte su misura e per allinearle ai fabbisogni del mercato del lavoro. Allo stesso tempo, è stata posta enfasi sull’importanza degli interventi rapidi, come le valutazioni iniziali delle competenze e l’accelerazione del processo d’integrazione, prevedendo altresì di diminuire la durata dei programmi. In molti Paesi la partecipazione a programmi d’integrazione è diventata obbligatoria.

Migrazione per motivi familiari

Negli ultimi anni, la migrazione per motivi familiari che comprende quattro principali categorie (formazione di una famiglia, accompagnamento di una famiglia, ricongiungimento familiare e adozione internazionale) è stato il principale canale di migrazione permanente nell’area dell’OCSE. Rispetto ad altri gruppi di migranti, gli adulti che emigrano per motivi familiari s’integrano lentamente nel mercato del lavoro del loro Paese di accoglienza.

La migrazione per motivi familiari comprende una popolazione molto varia di migranti, dai neonati alle persone molto anziane, con livelli di competenze e Paesi di origine diversi. Tale diversità contraddistingue la migrazione per motivi familiari dagli altri canali di migrazione. Si tratta di un fenomeno complesso che i Paesi OCSE affrontano con una serie di differenti regole e provvedimenti in materia di migrazione familiare.

Negli ultimi decenni, l’estensione dei diritti è stata accompagnata da un maggior numero di condizioni per l’ammissibilità e per i permessi di soggiorno concessi alle famiglie di migranti. La gestione della migrazione per motivi familiari sta diventando più complessa poiché si sforza di conciliare diverse priorità e obiettivi contrastanti. Se da un lato si avverte l’esigenza di gestire la migrazione per motivi familiari, dall’altro si costatano numerosi fattori che limitano l’ambito di tale gestione. Sono state individuate quattro principali sfide per le attuali politiche di migrazione per motivi familiari: Come anticipare meglio i livelli dei flussi di tale tipo di migrazione; come trovare l’equilibrio tra misure che regolino la migrazione per motivi familiari e necessità dei Paesi di continuare ad attrarre migranti in funzione delle esigenze del mercato del lavoro; come far sì che le condizioni poste ai migranti per motivi familiari ne favoriscano al contempo l’integrazione; e come gestire i diritti di ricongiungimento familiare per i minori non accompagnati.

Principali conclusioni

I flussi migratori hanno raggiunto il loro massimo livello dal 2007

  • I flussi migratori permanenti nei Paesi dell’OCSE hanno raggiunto i 4,7 milioni d’ingressi nel 2015 (+7% rispetto al 2014) e secondo i dati preliminari, nel 2016, si dovrebbe registrare un totale di circa 5 milioni d’ingressi.
  • Nel 2016, come nel 2015, i Paesi dell’OCSE hanno registrato più di 1,6 milioni di richieste di asilo. Negli ultimi due anni, la protezione internazionale è stata concessa a circa 1,5 milioni di persone.
  • Nel 2015, oltre 1,5 milioni di permessi di soggiorno per studio sono stati rilasciati a studenti universitari nell’area dell’OCSE.
  • Nel 2015, la popolazione straniera nei Paesi dell’OCSE si attestava a 124 milioni di persone.

L’integrazione degli immigrati nel mercato del lavoro sta riprendendo lentamente.

  • Nei Paesi dell’OCSE, oltre due immigrati su tre hanno un posto di lavoro. In media, il tasso di disoccupazione dei lavoratori stranieri è stato dell’8,3 % nel 2016 e del 12,4% nei Paesi europei dell’OCSE, superando rispettivamente di 1,8 e 4,3 punti percentuali il tasso di disoccupazione dei lavoratori nativi.
  • I migranti sono sovrarappresentati nei posti di lavoro che comportano compiti ripetitivi, rendendoli più esposti al rischio di perdita del posto, poiché l’automazione progredisce. Nei Paesi europei dell’OCSE, il 47% dei lavoratori stranieri ha occupazioni che comportano principalmente compiti di routine.

Migrazione per motivi familiari

  • Nel 2015, più di 1,6 milioni di migranti per motivi familiari hanno ricevuto un permesso di soggiorno nell’area dell’OCSE, rappresentando almeno il 40% del totale degli afflussi migratori permanenti.
  • Il ricongiungimento familiare avviene in un secondo tempo rispetto alle categorie di migrazione per motivi economici, ma risponde altresì ai cambiamenti delle politiche riguardanti condizioni, tempi procedurali e regole per altri canali di migrazione.
  • La formazione di una famiglia è un fattore di crescente importanza nel determinare la migrazione per motivi familiari. In molti Paesi dell’OCSE, più del 10% dei matrimoni avvengono tra un cittadino del Paese di accoglienza e uno straniero.
  • Rispetto ad altri gruppi di migranti, gli adulti migranti per motivi familiari sembrano integrarsi più lentamente nel mercato del lavoro del Paese di accoglienza. In Europa, essi riescono a raggiungere livelli prossimi alla media di altre categorie di migranti e nativi solo dopo venti anni di permanenza.
  • Nella maggior parte dei Paesi dell’OCSE, i movimenti migratori per motivi familiari costituiti da coniugi e figli degli stranieri sono subordinati a requisiti di reddito e di alloggio. Tali restrizioni sono meno diffuse per i coniugi e i figli stranieri dei cittadini del Paese di accoglienza. Nel corso dell’ultimo decennio, un certo numero di Paesi dell’OCSE ha introdotto anche requisiti linguistici e d’integrazione, con scarse evidenze che ne dimostrino gli effetti sui risultati in termini di occupazione.

© OECD

Traduzione a cura della Sezione linguistica italiana.

La riproduzione della presente sintesi è autorizzata sotto riserva della menzione del Copyright OCSE e del titolo della pubblicazione originale.

Le sintesi sono traduzioni di stralci di pubblicazioni dell’OCSE i cui titoli originali sono in francese o in inglese.

OECD

Il testo integrale in lingua inglese è disponibile online sul sito OECD iLibrary!

© OECD (2017), International Migration Outlook 2017, OECD Publishing.
doi: 10.1787/migr_outlook-2017-en

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