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Improving Resilience of Integration Systems for Refugees and other Vulnerable Migrants

Summary in Italian

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La pubblicazione è disponibile all’indirizzo:
10.1787/9789264311312-en

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Migliorare la resilienza dei sistemi d’integrazione per i rifugiati e gli altri migranti in condizioni di vulnerabilità

Sintesi in italiano

Gran parte dei sei milioni di rifugiati nei Paesi dell’OCSE è arrivata negli ultimi cinque anni, nell’ambito delle più grandi migrazioni della storia recente. Le sfide affrontate dai Paesi dell’OCSE nel provvedere all’integrazione dei rifugiati e degli altri migranti in condizioni di vulnerabilità sono state acuite da questo aumento degli afflussi di migranti in cerca di protezione. Gli insegnamenti da trarre da questi recenti afflussi possono essere utili in altre situazioni di crisi, in altre regioni o in futuro. In molte regioni del mondo le crisi umanitarie potrebbero provocare ampie ondate migratorie, in particolare nei Paesi in via di sviluppo. In futuro, i fattori di rischio che potrebbero innescare altre crisi umanitarie non sembrano destinati a diminuire. La comunità internazionale deve rispondere non solo alle esigenze di integrazione dei più vulnerabili, tra cui le persone sottoposte a sfollamento forzato, ma anche degli altri migranti in situazione di vulnerabilità.

Il lascito degli afflussi migratori record, che sono diminuiti in alcuni Paesi ma continuano ad aumentare in altri, è stato caratterizzato da un aumento della domanda di integrazione nel mercato del lavoro, nel sistema d’istruzione e nella società. L’integrazione dei rifugiati e degli altri migranti vulnerabili è un obiettivo fondamentale. Migliorando l’occupabilità dei rifugiati e degli altri migranti in condizioni di vulnerabilità i Paesi possono aiutarli a realizzare il loro potenziale economico e a generare un impatto economico positivo. L’integrazione dei rifugiati nel mercato del lavoro migliora anche la loro accoglienza e inclusione sociale nella comunità locale. La mancata integrazione dei rifugiati e degli altri migranti vulnerabili contribuirebbe non solo ad aumentare l’esclusione sociale ma anche a limitare drasticamente le possibili misure d’intervento per affrontare i futuri afflussi.

Questo rapporto mira a sostenere i Paesi dell’OCSE affinché essi siano meglio preparati a garantire l’integrazione dei rifugiati e degli altri migranti vulnerabili, in particolare nel contesto di grandi e improvvisi afflussi migratori. Basandosi sulle raccomandazioni del Patto globale delle Nazioni Unite sui rifugiati (Global Compact on Refugees) e su precedenti lavori dell’OCSE e ispirandosi alla recente esperienza acquisita in materia dai Paesi dell’OCSE, questo rapporto individua numerose politiche atte a migliorare l’integrazione e a sostenere i Paesi di origine e di transito.

Il primo insegnamento tratto da questa analisi è che all’opposto di quanto l’opinione pubblica tende spesso a percepire, i sistemi d’integrazione istituiti nei Paesi dell’OCSE hanno saputo dimostrare a tutti gli effetti di essere capaci di gestire un improvviso, imprevisto afflusso di persone che hanno bisogno di essere protette. Nella maggior parte dei casi i Paesi sono riusciti ad offrire un’accoglienza di emergenza e hanno risposto alle esigenze immediate dei migranti vulnerabili. La maggior parte dei servizi ordinari dei sistemi d’istruzione e di collocamento nel mercato del lavoro ha continuato a funzionare adeguatamente. Tuttavia, non per questo dobbiamo ignorare i casi in cui i servizi non sono riusciti a rispondere ad una domanda senza precedenti o in cui gli standard dei servizi non sono stati rispettati; queste sono le situazioni che offrono importanti insegnamenti per prepararsi meglio alle tensioni generate da improvvisi, futuri flussi in entrata.

La resilienza dei sistemi di fronte alla sfida è stata principalmente riconducibile a misure ad hoc piuttosto che a piani prestabiliti d’intervento rapido. La flessibilità dei Governi nel rispondere dovrebbe essere considerata come positiva, ma ha avuto un costo elevato. È emersa la necessità di stabilire nuovi canali di consultazione e di collaborazione con i partner all’interno di ciascun Paese e all’estero. L’assenza di un piano ha generato non solo maggiori costi finanziari, ma anche la percezione dell’opinione pubblica che i flussi migratori fossero incontrollati e che i sistemi d’integrazione non funzionassero più. La crisi politica derivatane è stata più ampia rispetto a quanto la situazione umanitaria avrebbe giustificato.

Il secondo insegnamento è che l’azione volta ad assicurare l’integrazione dei rifugiati e degli altri migranti in condizioni di vulnerabilità è un impegno di lungo termine più difficile rispetto all’accoglienza iniziale. I dati fattuali dei Paesi dell’OCSE mostrano che nonostante i rifugiati o gli altri migranti vulnerabili restino comprensibilmente indietro rispetto agli altri migranti in termini d’integrazione nel mercato del lavoro, un’ampia gamma di politiche ha dimostrato di essere efficace per la loro integrazione nel medio e lungo termine.

Un terzo insegnamento è che nessun Paese può affrontare da solo la complessità dell’integrazione dei rifugiati ed altri migranti in condizioni vulnerabili. I Paesi di accoglienza possono condividere l’onere della risposta ai picchi della domanda di protezione internazionale, possono aiutarsi vicendevolmente per essere meglio preparati e informati e possono condividere le buone pratiche. L’integrazione in un Paese ospite può avere ripercussioni sulla percezione e sulle prospettive dei migranti vulnerabili in altri Paesi. Le difficoltà di un Paese potrebbero ostacolare lo sviluppo degli interventi in altri Paesi.

Un altro settore di coordinamento internazionale è quello volto a promuovere una maggiore coerenza nell’azione degli attori umanitari, nell’azione a favore dello sviluppo e della pace nel rispettivo sostegno ai Paesi in via di sviluppo, che accolgono l’85% dei rifugiati nel mondo. L’istituzione di partenariati più forti nella destinazione degli aiuti e dell’assistenza potrebbe aiutare a realizzare obiettivi comuni per l’integrazione e la protezione dei rifugiati e di altri migranti in condizioni di vulnerabilità. La cooperazione allo sviluppo e altri tipi di assistenza finanziaria per situazioni di spostamenti forzati di popolazione possono altresì allentare la pressione su questi Paesi. Un’altra forma di condivisione dell’onere con i Paesi ospiti in via di sviluppo è offrire possibilità di reinsediamento e di accesso legale per le persone che hanno bisogno di protezione.

Allo stesso modo, il quarto insegnamento è che nessun governo centrale può garantire l’integrazione se non collabora con gli altri attori. Il Patto Globale delle Nazioni Unite sui Rifugiati riconosce il ruolo dei competenti soggetti, tra cui le autorità locali, la società civile e il settore privato. Analogamente, il Patto Globale delle Nazioni Unite per una migrazione sicura, ordinata e regolare invita ad adottare politiche di integrazione nazionale per includere le autorità locali e, ove opportuno, le organizzazioni della società civile, i datori di lavoro e le organizzazioni di lavoratori e altre parti interessate, come le organizzazioni e le imprese sociali del terzo settore. I livelli di amministrazione subnazionale quali le autorità locali hanno un ruolo da svolgere e devono essere coinvolti. È necessario un approccio comprensivo di tutta la società in cui le responsabilità siano condivise secondo le competenze di ciascuna parte.

Il quinto insegnamento da trarre è che la continuità nell’azione pubblica è essenziale per una risposta efficace. Molti Paesi dell’OCSE hanno incrementato i bilanci per sostenere l’integrazione dei rifugiati e degli altri migranti in condizioni di vulnerabilità. Tali risorse sono adeguate purché esista un piano efficace. Questo piano d’azione deve adottare un approccio che includa tutta la società, che coinvolga i diversi attori e i vari livelli di governo, che individui i gruppi e partner di riferimento e istituisca solidi meccanismi di valutazione e feedback. Per garantire la continuità vi sono diversi elementi. In primo luogo, il piano deve essere costantemente sostenuto nel tempo. La capacità istituzionale e le conoscenze dovrebbero essere preservate anche quando gli interventi si fanno meno numerosi. In secondo luogo, i migranti in condizioni di vulnerabilità devono essere sostenuti con diversi interventi durante il loro percorso dal Paese di origine al Paese di accoglienza e in tutte le fasi di insediamento e di integrazione. Il rimpatrio nel Paese di origine, quando è giustificato, nonché il sostegno al rimpatrio volontario e al reinserimento sono parte integrante della continuità.

I Paesi dell’OCSE possono essere più preparati per i futuri grandi afflussi di rifugiati e di altri migranti vulnerabili. Una migliore preparazione richiede in parte migliori sistemi di allarme preventivo, ma anche lo sviluppo di canali di collaborazione con partner – a livello internazionale e nazionale – che possono essere mobilitati rapidamente. Una parte della risposta è la comunicazione con il pubblico. Un sistema d’informazione migliore sull’integrazione dei rifugiati e degli altri migranti in condizioni di vulnerabilità contribuisce a definire le politiche appropriate, aiuta i migranti a scegliere le attività più adatte per realizzare la propria integrazione e determina attese realistiche. Esiste un ampio corredo di strumenti per specifici interventi dei poteri pubblici che sostengono l’integrazione dei rifugiati e degli altri migranti vulnerabili. Dato che numerosi Paesi dell’OCSE escono da una fase di crisi migratoria, è importante includere il feedback di una recente esperienza nei piani di risposta rapida per il futuro. Non c’è motivo per essere colti di sorpresa o impreparati.

© OECD

Traduzione a cura della Sezione linguistica italiana.

La riproduzione della presente sintesi è autorizzata sotto riserva della menzione del Copyright OCSE e del titolo della pubblicazione originale.

Le sintesi sono traduzioni di stralci di pubblicazioni dell’OCSE i cui titoli originali sono in francese o in inglese.

OECD

Il testo integrale in lingua inglese è disponibile online sul sito OECD iLibrary!

© OECD (2019), Ready to help?: Improving Resilience of Integration Systems for Refugees and other Vulnerable Migrants, OECD Publishing.
doi: 10.1787/9789264311312-en

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